Il trasduttore di pressione rileva la pressione del fluido attraverso un sensore che può rispondere a principi di funzionamento differenti. Solitamente il cuore elettronico del trasduttore è una cella di carico. Il fluido entra nella cavità aperta che è separata dal compartimento elettronico attraverso un sottile diaframma. La pressione del fluido agisce sul diaframma deformandolo; gli estensimetri, completamente solidali alla cella di carico, misurano e trasformano in segnale elettrico questa trasformazione grazie alla variazione della resistenza elettrica dei conduttori che li compongono.
A questo punto il segnale elettrico, prima di essere inviato ai sistemi di controllo per la regolazione dei processi, viene linearizzato, compensato e amplificato in un range compreso tra 4 e 20 mA, in modo da assicurare la correttezza e la stabilità delle misurazioni.
Per quanto riguarda le caratteristiche tecniche, i trasduttori di pressione sono accessori idraulici che devono assicurare robustezza e affidabilità. Ciò richiede estrema attenzione sia nei processi di produzione sia nella scelta delle materie prime. Come spesso accade quando si tratta di circuiti idraulici, l’acciaio inox Aisi 304 o Aisi 316 rappresenta un’ottima scelta vantaggiosa.
Un altro aspetto riguarda il segnale in uscita. I trasduttori di pressione con uscita 4-20 mA sono i più utilizzati, questo perché il segnale risente meno dei disturbi elettrici e della resistenza dei cavi. Non a caso questa tipologia di trasduttore di pressione viene utilizzata anche in applicazioni in cui il segnale deve essere trasmesso in lunghe distanze. In fase di installazione sulla mandata dell’impianto, è bene comunque scegliere una posizione lontana da curve o derivazioni, così da non ostacolare la precisione della trasmissione.
Un’applicazione tipica dei trasduttori di pressione è quella dei gruppi di pressurizzazione a velocità variabile equipaggiati con inverter.
Per ottenere un maggior risparmio energetico, oltre all’utilizzo di motori ad alta efficienza, è sempre più diffuso l’utilizzo di convertitori di frequenza o inverter che consentono di variare la velocità di un motore elettrico. Dal momento che non è sempre necessario che il motore lavori alla velocità nominale, con questa tecnologia è possibile contenere notevolmente i consumi fino a risparmi che superano il 50%.
Pensiamo ad un impianto idrico dove la pressione va mantenuta ad un determinato livello al variare della portata, in modo da garantire a tutte le utenze collegate il necessario comfort. La rilevazione della pressione attraverso il trasduttore di pressione e il conseguente invio del segnale all’inverter permettono di controllare elettronicamente il funzionamento del motore alla velocità più opportuna in base alle esigenze. I vantaggi? Sicuramente il risparmio energetico, ma anche una maggiore durata dei sistemi di pompaggio.
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